martedì 15 gennaio 2013

dal Mattino di Padova 12 gennaio 2013

Mariateresa di Riso ha 41 anni e insegna italiano e storia all’istituto Ruzza dove far parte dell’Rsu; ha una passione trascurata per il cinema «se va male torno finalmente ad andarci». Coordinatrice comunale di Sel, alle primarie ha rastrellato 1161 voti, idealmente davanti ad Attilio Motta, coordinatore provinciale (598), candidato anche lui al Senato e Alessandro Zan (696), alla Camera.

Nessuna operazione a tavolino. Nessun traino o spinta. Solo una valanga di voti alle primarie di fine anno che fa di Mariateresa Di Riso la rivelazione di Sinistra, ecologia libertà, dove ha messo in fila, tanto il ben più mediatico assessore Alessandro Zan, quanto il coordinatore provinciale, Attilio Motta. Doppiandoli, o quasi. La sua battaglia in favore delle donne e per la scuola, in tutto il Veneto, le è valsa il secondo posto al Senato - il primo per gli elettori - anche se solo un miracolo la porterà a Roma: «Sul fronte dell’istruzione serve una riforma strutturale, che va dall’asilo nido all’Università, non si può studiare al chiuso in una stanza. Noi ci abbiamo lavorato per due anni, confrontandoci con tutti i soggetti e realizzando i “Quaderni di scuola”» arringa. Ancor più risoluta sul fronte delle questioni di genere: «Bisogna introdurre il reato di femminicidio, ripristinare la legge 188 (contro le dimissioni in biancondr), rivedere il congedo parentale, l’ultimo insulto della Fornero, e promuovere servizi che facilitino l’occupazione, per diminuire la dipendenza economica delle donne dagli uomini. Con la crisi, la società si è fatta più violenta, soprattutto nei confronti delle donne e ha tolto difese alle categorie deboli. Bisogna intervenire, siamo ancora molto indietro, non vorrei dover aspettare qualche risultato per altri 40 anni».
Malgrado i suoi risultati, però, davanti a lei c’è il classico catapultato.
«Non la vivo così. Corro assieme a Papa Diaw, presidente della comunità senegalese di Firenze. Fa parte della rosa di 23 nomi votati, anche da me, in sede nazionale. Tutte persone di alto profilo sociale: Papa ha lavorato in Veneto, abbiamo ottimi rapporti, è una cosa che facciamo insieme».
Certo che a voler dare un segnale, si potevano anteporre le preferenze degli elettori...
«Se il centrosinistra vince in Veneto, con il premio di maggioranza passiamo in due, diversamente, non passa nessuno. Per noi l’importante è veicolare il nostro programma, le proposte: io ci credo, vorrei dare il mio contributo, altrimenti va bene lo stesso».
Ma mettere capolista un extracomunitario in una regione leghista, non è sicuramente una strategia vincente.
«Per noi è un simbolo, non una provocazione, rappresenta il modello di integrazione che proponiamo, che vogliamo per scuola e tessuto produttivo. Istanze inascoltate fino a oggi: Pdl e Lega non hanno capito che lo scenario è cambiato. E ora, invece che dare risposte, Berlusconi e Monti studiano le candidature per frenare il centrosinistra. Noi corriamo per vincere. Se perdiamo, avremo comunque divelto un paletto nel recinto del razzismo istituzionale. I pregiudizi si combattono con leggi e simboli. Ed è quello che noi siamo: io per le donne, Zan per i diritti civili».
Non dovesse farcela, già si parla di una staffetta con Zan in Comune.
«Ho un lavoro e un percorso di vita, non mi curo di quello che farò dopo, ed è la differenza con chi fa politica per mestiere: adesso facciamo di tutto per far vincere il centrosinistra: qui, come in Lombardia, si decide la durata del Governo. Se va bene affronterò la sfida, diversamente, con Sel decideremo cosa fare, come posizionarci. Dipenderà dagli scenari».
Simonetta Zanetti

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