venerdì 22 febbraio 2013

Vi chiedo di votarmi perché

“Il bambino… come i matti, gli storpi e per certi versi le donne, è relegato ai confini della rappresentazione che la società medievale ha di sé, è una presenza scomoda”. Lo scrissi nel 1996, era la mia tesi di laurea sulla rappresentazione del bambino nel Medioevo. Ecco, oggi mi sembra di vivere in un secondo Medioevo. Un 'Medioevo maschio' in cui se la crisi ci ha resi tutti più poveri e più impauriti, ha reso più poveri di mezzi e speranze donne, bambini, anziani, malati.
Per questo in Sinistra Ecologia e Libertà finora mi sono occupata in particolare di scuola e diritti.
Oltre a Sel, faccio parte della Flc Cigl, perché anche in qualità di Rsu nella mia scuola sto imparando molto in questi anni di proteste e proposte a difesa della scuola pubblica, dei lavoratori e del diritto allo studio dei nostri ragazzi.
Partecipo anche al Forum Precari di Padova e faccio parte del comitato Se non ora quando di Padova, che è stato una grande occasione di rilanciare la questione di genere.
Ho cercato di fare una campagna elettorale basata sul dialogo e sul confronto incontrando cittadini e candidati degli altri partiti, per confrontarmi su analisi e proposte (ad es. i “Quaderni di scuola” http://mariateresadiriso.blogspot.it/2013/01/dalla-protesta-alla-proposta-quaderni.html) che incidano sulla vita vera delle persone, che servano a ricostruire il Paese, altra cosa dal battutismo imperante del confronto politico.
Vi chiedo il voto a Sel, il partito che per primo sulla rappresentanza di genere è arrivato alla parità (50/50) e non alle quote. Un voto che in nessun caso andrà 'perso', perché recuperato nella coalizione guidata da Bersani.
Quello a Sel è un voto che al Senato vale doppio:
1. per dare alla coalizione il premio di maggioranza in VENETO anche al Senato (e ce la possiamo veramente fare). Si assegna su base regionale e significherebbe battere finalmente l’egemonia di PDL e Lega. La maggioranza autonoma della coalizione di Centrosinistra scongiurerebbe pasticci post-elettorali ed eviterebbe ricerche di maggioranze allargate a soggetti per noi improponibili
2. perchè è l'unico modo sicuro per eleggere candidati di sinistra. Chi si presenta non in coalizione deve superare l’8% in ogni singola regione. Votando Sel e facendo vincere la coalizione di Bersani, si àncora quest'ultima alle posizioni più vicine ai lavoratori, a chi li difende, difende il welfare e promuove con più forza i diritti civili per tutti.
Per quanto mi riguarda, se riuscissi essere eletta mi piacerebe dare il mio contributo in Parlamento per tagli non alla scuola e alla sanità, ma alle spese militari, per la lotta a tutti i privilegi, leciti e illeciti, per un welfare moderno che permetta alle donne di conciliare lavoro e famiglia, per riconquistare i diritti sottratti ai lavoratori, estendere i diritti civili a tutti e difendere i diritti di tutti.
E se non ci sarò io, ci saranno le mie compagne e compagni, da Titti Di Salvo a Giorgio Airaudo, da Laura Boldrini a Claudio Fava, Ida Dominjanni, Giulio Marcon... e andrà benissimo così. Insieme, dentro e fuori il Parlamento, continueremo a prenderci cura di questo Paese.
Vi ringrazio per l'attenzione e la fiducia,
Mariateresa Di Riso

L'appello di Nichi


"E' un punto di svolta quello che sta davanti all'Italia con il voto dei prossimi giorni. Un paese messo in ginocchio dagli effetti devastanti della crisi e dal fallimento politico di una destra inetta e corrotta, ha la possibilità di aprire le porte del cambiamento.
Lo può fare con la forza innovativa delle sue risorse migliori: i giovani che vogliono cambiare il tempo frantumato della precarietà in tempo di lavoro e di vita, le donne che aspirano a diritti paritari e all'autonomia soggettiva, gli anziani che si sottraggono alla marginalità in cui sono relegati dalle condizioni del presente per affermare di avere un futuro nel quale memoria ed esperienza siano valori da trasmettere.
E risorse del cambiamento sono le lavoratrici e i lavoratori che hanno scontato nel buio di questi lunghi anni l'umiliazione del lavoro vilipeso e perduto, sfruttato e privato persino dei diritti essenziali. Come sono una risorsa quelle imprese che operano per creare lavoro nel rispetto del territorio e della legalità e che vedono negata ogni possibilità di accesso al credito da una finanza intenta a speculare bruciando economia reale.
Abbiamo incontrato ognuna di queste risorse, insieme alle loro sofferenze ed aspettative, in quella meravigliosa esperienza di partecipazione e di democrazia rappresentata dalle primarie del centrosinistra. La passione e la speranza che esse hanno messo in moto ci consegnano adesso un patrimonio che il voto deve raccogliere per trasformarlo nella sfida del governo.

Sinistra Ecologia Libertà chiede un voto consapevole e responsabile per vincere questa sfida. Presentiamo a voi un programma concreto di alternativa alle politiche fin qui seguite dalle due destre che sinora ci hanno governato, prima Berlusconi e poi Monti.
Candidiamo donne e uomini che con le loro provate competenze si sono misurati con le problematiche del lavoro e dell'immigrazione, dell'informazione e del sapere, dei diritti e dell'ambiente


Il voto a Sinistra Ecologia Libertà ha una doppia valenza: contribuisce a far vincere la coalizione di centrosinistra e rafforza la sinistra fin qui esclusa dal Parlamento. È un voto per vincere, per governare, per cambiare l'Italia, costruendo un futuro di dignità".

Nichi Vendola

L'appello di Bersani

Cara elettrice, caro elettore,
un ultimo sforzo ci separa dall'obiettivo di aprire una pagina nuova per l'Italia.
Durante le primarie e poi in questa lunga campagna elettorale in giro per l'Italia ho verificato personalmente quanta sofferenza abbia prodotto la crisi più grave che abbiamo vissuto dal dopoguerra, quanta sfiducia e quanta rabbia ci siano nel Paese. Ma ho potuto vedere anche quanto grande sia il desiderio di pulizia, di onestà, di riscossa e quante energie e straordinarie capacità si possono risvegliare.
Tocca a tutti noi lo sforzo e la responsabilità di rimettere in moto queste risorse. Tocca alle forze politiche del centrosinistra, agli iscritti, ai militanti, agli elettori delle primarie ma anche ai cittadini che in questi anni non si sono mai arresi al berlusconismo, al populismo, all'epopea dell'immoralità, al maschilismo deteriore. Ciascuno può essere determinante con la propria iniziativa.
(...) Se toccherà a noi, nonostante le difficoltà di una lunga e grave crisi, ridaremo fiducia e orgoglio al Paese. Rilanceremo l'occupazione. Metteremo al centro il lavoro e la moralità.
Domenica e lunedì saranno dunque in gioco la governabilità, il cambiamento, il futuro dell'Italia e, allo stesso tempo, tutti gli sforzi compiuti in questi anni dai cittadini che hanno rivendicato la propria dignità, l'impegno profuso dai militanti, dagli elettori, dai gruppi parlamentari di centrosinistra.
La sconfitta del berlusconismo e l'avvio di una fase stabile di ricostruzione civile, morale, economica del paese è a portata di mano. Dipende dalla vittoria del centrosinistra, alla Camera e al Senato.
Ma c'è bisogno di un'ultima spinta. La legge elettorale che Berlusconi e la Lega hanno voluto tenacemente mantenere mette in gioco la governabilità con un premio su base nazionale alla Camera e prevede invece al Senato premi di maggioranza Regione per Regione. Per questa ragione vi chiedo un impegno straordinario. Nei prossimi giorni scendete in strada, parlate con i vicini, convincete persona per persona, conquistate voto per voto, bussate a ogni casa. In alcune città i giovani si sono organizzati per distribuire materiali di informazione alle fermate dei mezzi pubblici, sono saliti sugli autobus, sulle metropolitane, sui treni. Prendete dunque l'iniziativa nei luoghi di lavoro e di ritrovo. Parlate con gli indecisi. Inventate nuove forme di mobilitazione. Con passione, con fantasia e libertà ciascuno partecipi alla volata finale e produca così la sua parte della vittoria politica che cambierà l'Italia.

Pier Luigi Bersani

giovedì 21 febbraio 2013

Il nostro programma


















Ai rassegnati (e agli andati e ai soddisfatti)


Sono un gruppo consistente, anche se pieno di differenze, quello dei rassegnati che ho incontrato in questo mese di campagna elettorale.
Sono quelli che ti dicono “sono belle parole, sarei anche d'accordo ma...”. Il “ma” è vario e non sempre coerente. Va dall'accusa di aver belle parole e pochi fatti (ma Vendola, Zedda, Pisapia, Doria dimostrano il contrario...) alla sfiducia cosmica nella politica, passando dalle “colpe” di cui sarebbe portatore il Pd e perciò il nostro candidato presidente del consiglio Bersani, fino all'esame del sangue di chi sta più a sinistra (e poi un altro po').
Insomma, i rassegnati (pronti all'astensione mentre osservano il disastro comodamente seduti sul divano) raggruppano anche gli “andati”, alla ricerca di una soluzione diversa e di rottura (da Grillo a Giannino) nonostante le loro idee siano più vicine alle nostre che a quelle delle liste che intendono votare (ma poi c'è sempre il “ma” di cui sopra).
Con loro ci stanno anche i soddisfatti (sì, sì, la citazione è proprio di Guccini) quelli del tanto peggio tanto meglio, del comunque tornerà Monti e vi frega tutti, di chi vedendo la Grecia invece di avere i brividi per le condizioni di quel popolo è soddisfatto appunto di piazze piene di manifestazioni. Tra loro chi appunto la vorrebbe ridotta così l'Italia.
Io credo invece che una speranza di evitare quel baratro di sofferenze ancora ci sia, per il bene proprio dei soggetti più deboli ed esposti a questa crisi. E che quella speranza sia nel tenersi lontani da Monti e dalle sue cure neoliberiste. Una speranza che a oggi è rappresentata dal centrosinistra.
Credo che quella speranza al Paese vada concessa. Credo la possano concedere anche i rassegnati, rinviando la loro prima o ennesima astensione e rompendo la loro incertezza. Penso la possano concedere anche gli andati, che in fondo in fondo, dietro la voglia di far saltare tutto tengono ancora salda la speranza che si possa ricominciare e ai quali noi diciamo che non occorre aspettare dopodomani. Sono convinta la possano concedere anche i soddisfatti, almeno votando per un argine al peggio Senato.
E' a loro che possiamo, dobbiamo chiedere di fare la differenza. Con un voto. Non con un voto utile. Ma con un voto importante, il “loro” voto.

martedì 19 febbraio 2013

L'appello di Avviso Pubblico

(Riporto qui integralmente la lettera con l'appello di Avviso Pubblico, firmata da Arci, Acli, Cgil, Centro La Torre, Legacoop, Libera, Sos impresa, al quale ho aderito impegnandomi a sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare)


"Nel corso di questi anni è cresciuta nel Paese la consapevolezza che la presenza della criminalità organizzata e delle Mafie nell'organizzazione sociale, in quella produttiva e finanziaria, e nelle istituzioni, rappresenta un vero e proprio cappio al collo che strangola il Paese. L'illegalità economica condiziona in maniera negativa le nostre prospettive di sviluppo sul piano economico, civile e democratico.

La Banca d'Italia, la Direzione Nazionale Antimafia e la Corte dei Conti, nei loro studi più recenti, stimano in oltre 200 Miliardi di Euro l'anno gli affari delle Mafie, con oltre 80 miliardi di utili al netto degli investimenti, e in 60 Miliardi annui il peso che la corruzione esercita sui costi della Pubblica Amministrazione.

Questo fenomeno, oltre a rappresentare una quantità di risorse che, se recuperate, potrebbero garantire un utile e consistente processo di investimenti produttivi, e quindi nuove opportunità di lavoro, incide pesantemente nella vita democratica e spinge le imprese sane verso un processo di emarginazione a vantaggio di un sistema illegale che mortifica le prospettive di crescita.

Dentro questo contesto è cresciuto, nel corso degli anni, il fenomeno delle aziende sequestrate e confiscate alle Mafie. Un fenomeno che riguarda 1.663 aziende e 80.000 lavoratori, coinvolti loro malgrado, da  processi che  determinano sostanzialmente due situazioni:

-        prima del sequestro, una condizione di sfruttamento e negazione dei diritti;

-        dopo il sequestro e la confisca, la perdita del posto di lavoro senza che possano essere utilizzati i necessari ammortizzatori sociali. Su questo ultimo punto cogliamo l'occasione per sottolineare che la recente Legge Fornero sul Mercato del Lavoro ha abrogato la norma che disciplinava l'accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori esposti a problemi di ordine pubblico (ex art. 3 comma 5-bis della Legge del 23 Luglio 1991, n.223, abrogato dalla Legge 28 Giugno 2012, n.92).

Sottolineiamo, inoltre, che dall'inizio della crisi, cioè dal 2008, questo fenomeno è cresciuto del 65% e che riguarda tutte le regioni italiane.

Una situazione devastante, perchè oltre ad impedire il riutilizzo legale di questi beni e del relativo potenziale produttivo, come giustamente la Legge Rognoni-La Torre aveva in maniera lungimirante individuato, veicola il messaggio pericoloso secondo il quale “con la Mafia si lavora mentre quando arriva lo Stato questa possibilità viene negata”.

Una situazione sulla quale riteniamo si debba intervenire rapidamente.

Le ragioni che hanno determinato questo fenomeno sono molteplici, ma innanzitutto risiedono nella carenza della azione legislativa, che invece di far leva sulla straordinaria esperienza condotta dalle associazioni antimafia, dalle organizzazioni sindacali e da alcune associazioni di impresa, non  rende disponibili, come sarebbe necessario, strumenti adeguati di sostegno e di accompagnamento all'impresa con l'obiettivo di ricostruire una prospettiva di legalità produttiva. Ad oggi non sono disponibili neppure strumenti di base come il coordinamento fra gli organi dello Stato e le parti sociali che tante volte hanno consentito, nei casi ad esempio di difficoltà aziendali o di fallimenti, di trovare soluzioni nell'interesse generale e dei lavoratori coinvolti.

Di fronte a tutto ciò le scriventi Associazioni hanno ritenuto urgente e necessario lanciare una campagna di raccolta di firme per sostenere una Legge di Iniziativa Popolare che, facendo tesoro delle esperienze, colmasse i vuoti esistenti e restituisse slancio ad una azione di riutilizzo di questi beni aziendali, con la quale rafforzare la lotta alle Mafie e costruire nuove opportunità di lavoro e di economia legale.

Con questa lettera, in una fase importante per il Paese chiamato a rinnovare il Parlamento e a dare vita ad un nuovo Governo, Vi chiediamo di esprimere condivisione di questi propositi e di assumere nella prossima legislatura l'impegno a portare in Parlamento la discussione sulla Legge di Iniziativa Popolare che alleghiamo a questa nostra lettera".

In attesa di un Vostro autorevole riscontro

Cordiali Saluti

Firmano la lettera:

Arci
Acli
Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie
Centro Studi Pio La Torre
Cgil
Legacoop
Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
Sos Impresa.


lunedì 18 febbraio 2013

Dieci diritti per diventare più civili

E' capitato in questa campagna elettorale che qualcuno, leggendo la scritta "diritti" si sia avvicinato ai nostri banchetti o semplicemente da mezza distanza abbia detto, magari con fare sprezzante o curioso "Ma quali diritti?".
Tutti quelli che ci sono, perché indietro non si torna, non nel paese che fu dei licenziamenti senza giusta causa, del delitto d’onore, delle mammane, dei manicomi.
Ma non solo tutelare quelli. Vogliamo governare per scrivere diritti che ci rendano un Paese davvero civile, che scalfiscano la crosta di arretratezza, egoismo, esclusione e falso perbenismo alimentata dalle ideologie dominanti degli ultimi due decenni. Eccoli, in pillole.
Libertà di cura e fine vita: una nuova legge che le regolamenti.
Fecondazione assistita: superare l'ingiusta legge 40.
Diritto di famiglia: riformarlo per arrivare al divorzio breve, con nuove regole per la genitorialità e la tutela dei soggetti deboli.
Famiglie di fatto: pieno riconoscimento in materia di successioni, diritto al lavoro, disciplina fiscale e previdenziale.
Matrimonio civile esteso alle coppie omosessuali e diritto all'omogenitorialità. italiana ai bambini nati in Italia, tempi inferiori per il riconoscimento ai migranti che la richiedono, una nuova legge sul diritto di asilo più consona all'articolo 10 della Costituzione. 
Omofobia e transfobia: estendere a questi reati la Legge Mancino.
Abolire la Bossi-Fini, i Cie e i vergognosi accordi sui respingimenti con la Libia che hanno mandato al massacro un numero imprecisabile di profughi.
Diritto di voto alle elezioni amministrative ai migranti residenti.
Diritti per i detenuti con una pena che tenda alla rieducazione e al reinserimento. Abolire le leggi che riempiono le carceri non di rei ma di soggetti deboli come la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi contro i tossicodipendenti. Incentivare le misure alternative al carcere.

Per cominciare, ci possono bastare.



"Indignarsi non basta" (P. Ingrao)

La Lettera di Pietro Ingrao 

"Le elezioni del 24-25 febbraio rappresentano un grande appuntamento.
E' il momento che le forze della sinistra si presentino compatte e unite a questa prova per ricostruire solidarietà e giustizia sociale, riaffermare i diritti della persone e del lavoro. 
Solo una vittoria netta del centrosinistra può creare le condizioni perché le lotte non esprimano solo rabbia, ma si traducano in cambiamenti concreti. Isolare e battere Berlusconi è possibile. E' possibile uscire dalla crisi con una modifica profonda del modello di sviluppo. Sinistra Ecologia e Libertà è la forza che più coerentemente si impegna per la realizzazione di questi obiettivi.
Indignarsi non basta: bisogna scegliere. Io scelgo Sinistra Ecologia e Libertà, per portare al governo del Paese la sfida del cambiamento". 


sabato 16 febbraio 2013

Mai più ragazze interrotte

Il nostro Paese registra i peggiori dati in Europa in quanto a occupazione femminile, rappresentanza, violenza sulle donne, rappresentazione del genere femminile sui media.
Il fatto che Berlusconi si sia potuto permettere di insultare una lavoratrice di fronte a un pubblico che invece di fischiare sghignazzava (vergogna a loro), e che il sindaco di Mira abbia potuto 'licenziare' una sua assessora perché in incinta, senza che si ci fosse un'ondata generale di indignazione, significa che su questo tema siamo tornati all'età delle caverne,  altro che generazione 2.0.
Per questo oggi abbiamo voluto colorare di rosa in nostri banchetti della campagna elettorale. Portandoci la nostra "Agenda delle donne": punti di un programma irrinunciabile per un governo Bersani, che imprimano fin dai primi mesi una svolta decisa nella cultura, nel diritto e nel vivere quotidiano del paese.
C'è un lavoro tanto lungo quanto urgente da fare. Sel ha le carte in regola per farlo, per come ha affrontato la questione praticando la parità di genere e non le quote: eleggeremo 50/50, non 40/60 come altre forze della nostra stessa alleanza, o peggio 10/90 come il professor Monti che ha scelto donne-specchietto. Nelle nostre liste ci sono donne vere, non segnaposto, lavoratrici che sanno quanto sia sempre più difficile oggi conciliare il lavoro e la famiglia a causa di una classe politica che non ha saputo nè proteggere, nè tanto meno far fruttare il lavoro produttivo e riproduttivo della donna.
Sul tavolo ci sono le proposte elaborate in questi anni con le associazioni, i sindacati, nel movimento del Se Non Ora Quando. Proposte che lo scorso anno abbiamo presentato a Roma alla casa delle donne col forum "Ragazze interrotte". 
Queste elezioni diventano allora l'occasione per uscire dalla testimonianza che ormai è rassegnazione, dalla paura, dallo sterile urlo "mandiamoli a casa" che poi manda a casa l'assessora incinta. Che Grillo mandi a casa il suo sindaco, invece di fregarsene. E' l'occasione perché lo facciano le cittadine e i cittadini di Mira.
Ma noi donne siamo concrete non ci basta distruggere il vecchio vogliamo costruire, partendo porprio dalle proposte che abbiamo elaborato. Per non essere mai più ragazze interrotte.

giovedì 14 febbraio 2013

Un'agenda per le donne

Gli episodi di Mirano prima, con l'impiegata prima oggetto in pubblico delle allusioni sessiste di Berlusconi e poi oltraggiata dall'azienda che la voleva far passare per "onorata" dalle attenzioni dell'ex premier, e poi di Mira, dove un sindaco grillino ha estromesso dalla giunta un'assessore perché incinta, ci dicono forte e chiaro, anche qui in Veneto, quanta sia la strada da fare per raggiungere i traguardi del rispetto, dei diritti, della parità.

Le donne italiane pagano oggi il prezzo più duro della crisi e di una politica fatta dagli uomini solo per gli uomini. Il lavoro produttivo e riproduttivo delle donne è un valore per tutti e per uscire dalla crisi l'Italia deve investire sulle donne: lo dice la Banca d'Italia, lo dice l'Ocse, lo dicono le statistiche, lo diciamo tutte noi da oltre un secolo di lotte e conquiste. Non vogliamo più essere ‘ragazze interrotte’, in precario equilibrio sul filo della vita: ci rimettiamo in gioco ogni giorno, a tutti i livelli e vogliamo una politica per le donne, con le donne.
L'agenda SEL delle donne per le donne: lavoro, welfare, cultura, contrasto alla violenza, partecipazione:
- nuovi asili nido per coprire in 3 anni il 30% dei bambini 0-3 anni
- bilancio di genere
- incentivi per l'occupazione femminile e congedo di paternità obbligatorio
- pieno ripristino della Legge 188 contro le dimissioni in bianco
- piena applicazione della 194 e revisione della legge 40 sulla fecondazione assistita
- codice di autoregolamentazione per donne e media
- educazione e prevensione contro la violenza di genere nelle scuole e nei luoghi di lavoro, rifinanziamento dei centri antiviolenza
- democrazia paritaria (50-50) nella nuova legge elettorale.

Noi di Sel siamo stati i primi ad avere nello statuto la parità di genere e non la ‘quota rosa’, i primi ad aver formato giunte comunali e regionali con pari rappresentanza di donne e uomini e ad aver candidato pari numero di donne e uomini in posizione eleggibile.
Ripartire da queste cose fatte e da questa agenda da realizzare nei primi mesi di un governo di centrosinistra, è l'impegno che porto con me.

mercoledì 13 febbraio 2013

A Mira vergogna a 5 stelle


La vicenda di Roberta Agnoletto, l'assessore di Mira “licenziata” dalla giunta grillina perché in maternità, è a dir poco vergognosa e getta una luce sinistra sulla “novità” rappresentata dal Movimento 5 stelle.
Poco conta che Beppe Grillo abbia speso belle parole su donne e maternità proprio in Veneto. Questa è la prova di cosa succede quando i “nuovi” che mandano tutti a casa governano. Evidentemente vogliono mandare a casa anche i diritti, spingendoci indietro di due secoli, come ha detto la stessa Agnoletto. Che di solidarietà in giunta ha trovato solo quella di una collega donna.
Lo tengano ben presente soprattutto le donne quando il 24 e il 25 febbraio potrebbero rischiare di farsi accecare dal luccichìo delle 5 stelle.

Il lavoro produttivo e riproduttivo delle donne crea valore per tutti ed è una delle leve per far uscire dalla crisi l'Italia e l'Europa. Lo dice la Banca d'Italia, lo dicono le statistiche, lo diciamo da oltre un secolo di lotte e conquiste. Ci manca che torni il “profeta” del nuovo a farci tornare indietro

Questo è già il paese delle 800.000 donne che lasciano il lavoro con dimissioni in bianco che gridano vendetta, è già il paese del Parlamento all'80% maschile. Ora arrivano i 5 stelle a mostrarci, dove governano, che è anche il Paese dove la maternità può diventare un evento da nascondere per non essere licenziata.
Un nuovo che puzza tremendamente di vecchio, di vecchio maschile.

In Italia una donna su quattro lascia il lavoro alla nascita del primo figlio. Invece di colmare questo gap, vogliono aggiungerci quelle “espulse” dall'attività politica, quelle a cui ritirare le deleghe nelle giunte.

Il diritto al lavoro e la libertà delle donne è per Sel il cuore del cambiamento, del nuovo che vogliamo e che certo non ci riporta indietro di 200 anni.
Per ricostruire il paese abbiamo messo al centro le donne: il loro lavoro, la libertà di scelta, la valorizzazione del lavoro di cura. Vogliamo riformare il welfare, cambiare l'organizzazione del lavoro rigidamente maschile e rinnvoare le classi dirigenti con la democrazia paritaria.

Abbiamo delineato un'agenda delle donne per le donne, proponiamo alle elettrici e agli elettori un “Patto di genere” che contiene tutte le urgenze da risolvere nei primi mesi di governo Bersani, un patto su lavoro e welfare, cultura, contrasto alla violenza, partecipazione: un piano per nuovi asili lido a coprire il 30% della popolazione 0-3 anni, iil bilancio di genere, l ripristino della Legge 188, la piena applicazione della 194 e la revisione della legge 40 sulla fecondazione assistita, un codice di autoregolamentazione per donne e media, l’educazione al rispetto per le donne nelle scuole e nei luoghi di lavoro, il rifinanziamento dei centri antiviolenza, la democrazia paritaria (50-50) nella nuova legge elettorale.

Siamo nelle piazze del Veneto per prenderci insieme questo impegno. Per un Paese nuovo sì, ma anche migliore.

lunedì 11 febbraio 2013

Bambini e diritti, tra Unicef e Amnesty


Se c'è una cosa che non manca in campagna elettorale sono gli appelli e le petizioni proposte ai candidati. Ieri ho letto e firmato quello originale dell'Unicef che chiedeva un... voto per i bambini, e l'agenda in 10 punti di Amnesty sui diritti umani.
Pareva facile, solo al nome di Unicef e Amnesty, a parlare di bambini e di diritti, t'immagini che siamo tutti d'accordo: chi può essere contro? Chi volere male ai bambini o non rispettare i diritti umani.
Invece no, invece anche per prendere posizione su argomenti così all'apparenza universali, serve una scelta di campo precisa.
I primo dei tre punti che ho votato per l'Unicef chiede di non escludere nessuno, proteggendo dalla povertà, cosa che richiede politiche sociali, di redistribuzione della ricchezza e di equità che non sono state certo il patrimonio né del governo Monti né di quello Berlusconi.
Il secondo punto chiede che non ci sia discriminazione per la cittadinanza. Il nostro candidato premier Pierluigi Bersani ha detto più volte che il primo provvedimento del nostro governo sarà per realizzare lo ius soli: chi nasce in Italia è italiano. Un passo concreto in quella direzione. Al quale altri si oppongono o sul quale tacciono per opportunismo.
Il terzo punto è quello di una scuola di qualità per tutti. Dove quel "per tutti" non può che attenere a una scuola pubblica, da rendere ancor più di qualità. Il contrario di chi dà contributi crescenti alle scuole private (anche Monti, sì anche Monti) e vagheggia le scuole migliori per qualcuno che se lo può permettere e quelle meno buone per tutti.
I dieci punti di Amnesty parlano di diritti umani (Nichi Vendola ha già firmato, Pierluigi Bersani ha annunciato l'adesione) sono ancor più dirimenti. Là dove chiedono di fermare il femminicidio (noi ci abbiamo messo la faccia oltre che la firma), di introdurre il reato di tortura senza che questo leda la fiducia nella forze dell'ordine anzi la aumenti nella certezza della punizione dei comportamenti illegali, ma ancor più la protezione dei rifugiati e di por fine alla criminalizzazione dei migranti operata nell'ultimo decennio dal centrodestra, così come combattere l'omofobia (anche quando... si manifesti in parlamentari del calibro di Giovanardi).
Ho votato per i bambini con l'Unicef e sottoscritto l'agenda di Amnesty con la certezza che se sarò eletta sosterrò quegli impegni, perché già fanno parte del mio impegno politico quotidiano.

sabato 9 febbraio 2013

Battere la destra. Insieme

E' un tweet bellissimo, che riempie di speranza e che fa veramente dire "Benvenuta Sinistra".
E' quello di un elettore di Rifondazione che, dopo avermi incontrata immagino all'assemblea sulla discarica di Lughignano, mi dice su Twitter che alla Camera voterà per Ingroia ma al Senato sceglierà Sel. Non solo perché, come scrive, sono ok, ma per battere la destra. Insieme.
Consapevole che per fermarla la destra, anzi le destre, sia quella di Pdl-Lega, sia quella moderata e in loden di Monti, non basti testimoniare le proprie idee e tenere alte le proprie bandiere. Ma serva anche fare in modo che  quelle destre, in tutte le loro forme, stiano lontane dal governo.
Perché averne certezza serve che il centrosinistra guidato da Bersani abbia una maggioranza autonoma e solida al Senato dove, per i perversi meccanismi elettorali, si gioca la partita più complicata. Anche qui in Veneto.
Benvenuta Sinistra. Davvero. Così #battiamoladestra.

venerdì 8 febbraio 2013

Quelle piazze ci interrogano


Non basta girarsi dall'altra parte e far finta di non averle viste. Non basta fare spallucce. Non basta, temo, nemmeno dire, come pure hanno fatto persone autorevoli del nostro schieramento, che Grillo non ha fantasia e le battute sono sempre quelle (Flavio Zanonato) o che Grillo le piazze le riempie di mestiere da comico e perciò non c'è da stupirsi (Gad Lerner).
Non basta più. Per tanti motivi, tutti differenti.
Perché quelle piazze sono tante, sono sempre di più e sono sempre piene. Le piazze piene, nel nostro immaginario, sono belle. Ma la storia ci ha insegnato che ce ne sono state anche di brutte.
Perché tutti gli altri quelle piazze le schivano, sembrano quasi temerle semivuote, preferiscono il chiuso, un po' magari per paura del freddo. Lui macché. E sono piene.
Perché in quelle piazze ci sono soprattutto giovani, tanti. Non caviamocela col voto cazzone di protesta: c'è stata una stagione in cui i giovani li seducevamo noi (com'era? Da giovani rivoluzionari, da adulti moderati e da anziani conservatori?).
Perché in quelle piazze sentiamo rimbombare anche parole che ci dicono qualcosa e che oggi noi non abbiamo più tempo, forza, o talvolta magari qualcuno persino coraggio di pronunciare, ancora vacillanti dopo i postumi della sbronza neoliberista. Penso alla denuncia della vergogna di stipendi dirigenziali alti centinaia di volte quelli di un operaio. Penso alle proposte di nazionalizzazione di Eni e ed Enel per controllare la politica energetica.
Perché in quelle piazze dovremo saper dire qualcosa anche noi, di come in quelle 5 stelle non compaiano mai proposte delle e per le donne, in un movimento ancora una volta strutturato secondo la logica patriarcale del grande leader. Che per di più ha scelto le candidate e dice “Manderemo in Parlamento...” come se loro non sapessero andarci con le loro gambe (e soprattutto con la loro testa).
A proposito: penso a come abbiamo selezionato le candidature noi, con le primarie. A quanto i nostri nomi, volti, e soprattutto storie, siano parte della nostra campagna elettorale. Invece nel 5 stelle il nome, il volto e la storia del candidato sparisce, praticamene nessuno di chi li vota sa chi sono. Così dentro c'è di tutto, da delusi della sinistra più antagonista alla indicibile vergogna omofoba del capolista sardo. A chi chiederanno conto dopo? A Grillo in persona?
Ma anche interrogarsi del perchè loro, chiunque siano, vengano percepiti come le “persone normali” che rivolteranno il Parlamento e io, insegnante mai eletta da nessuna parte e senza incarichi, venga indicata come il “vecchio” solo perché mi sono occupata di politica. Come se essersi impegnati per il bene comune fosse stata una colpa.
Però non voltiamo la testa dall'altra parte.
Non temiamo il confronto.
Peggio, non illudiamoci che Grillo peschi voti solo dall'altra parte della barricata.
Più ancora: non arrendiamoci che lì non si possano spiegare ragioni e recuperare consensi.

giovedì 7 febbraio 2013

Grazie Nichi


(post in ritardo, lo so, ma a fare la candidata e contemporaneamente lavorare sembra non esserci mai tempo per niente altro...)
Cosa resta di quella sera all'Astra con Nichi.
Restano tante cose, resta il piacere di essere stati insieme, resta l'emozione che respiravi nell'aria e che in qualche passaggio si è fatta commozione.
E poi le parole di Nichi, quelle che ti ricordano che si può parlare e fare politica con parole diverse, mai scelte a caso, che si lasciano alle spalle il dichiarazionificio fatto di botta-e-risposta più simili a spot che a ragionamenti a cui si è ridotta la politica negli ultimi vent'anni.
Così come i temi che Nichi ha toccato all'Astra: lavoro, diritti civili, scuola, università, welfare, differenza. Quelli di cui ha bisogno questo paese.
Ma anche la sensazione, la convinzione che anche in una regione difficile per il centrosinistra come il Veneto, ce la possiamo, ce la dobbiamo fare. Per questo abbiamo ancora 16 giorni per fare tutto, ma davvero tutto il possibile, anzi qualcosa in più, per far capire quanto conti e valga un voto a Sel.
Grazie Nichi.

martedì 5 febbraio 2013

Addio Monti, Benvenuto Vendola


Addio Monti, Benvenuto Vendola.
Oppure addio tecnici, Benvenuta Sinistra.
Mettetela come volete ma, in questo incrocio di campagna elettorale che sembra un segno del destino,  quello che succederà stasera a Padova è davvero metafora perfetta di quello che ci auguriamo accada la sera del 25 febbraio prossimo in tutto il Paese.
Perché quando Mario Monti terminerà il suo comizio al Papa Luciani, noi di Sinistra Ecologia e Libertà inizieremo il nostro incontro con Nichi Vendola al Multiastra di via Tiziano Aspetti (20.45: mi raccomando, vi aspetto tutti).
Finisce Monti, comincia Vendola.
Così a Padova, così al governo del Paese dove, dopo la stagione dei tecnici del neoliberismo, delle controriforme del sociale, delle tasse, vogliamo inizi quella del centrosinistra, della solidarietà, del lavoro, di una maggiore giustizia sociale.

domenica 3 febbraio 2013

Lavoro: posti e diritti


Quest'idea che per creare posti di lavoro sia necessario diminuire i diritti di chi già lavora è uno dei capitoli più devastanti dell'ideologia neoliberista nella sua traduzione italiana.
Ancora oggi rilanciata sui giornali come la grande innovazione proposta dalla Lista Monti, ancora una volta dal suo alfiere Pietro Ichino al grido di “Lo Statuto dei lavoratori è superato”. Ma de che! Ma da chi?
Ancora una volta l'idea geniale è che togliere tutele a chi un posto ce l'ha possa fare spazio a chi è fuori o ai margini del mondo del lavoro. Perchè sarebbe così nessuno lo spiega, a parte imprenditori che assumerebbero a cuor leggero sapendo di poter licenziare, con lo stesso cuor leggero: ma quale imprenditore assume pensando di licenziare? Se assume è perché ne ha bisogno e punta ad averne bisogno in futuro. Senza dimenticare, purtroppo, che licenziare si può già, viste le decine di migliaia di posti di lavoro persi. A meno che non si vogliano semplicemente lavoratori più ricattabili, ma evitiamo di far cattivi pensieri che ci riporterebbero non al secolo scorso, ma direttamente all'Ottocento.
I numeri di questo decennio e oltre, durante il quale la flessibilità del lavoro è stata progressivamente aumentata, dicono che i posti di lavoro sono stati persi, non che sono aumentati.
Poi quando la devastazione sarà fatta, quelli come il professor Ichino ci racconteranno che la “riforma” è stata fatta a metà, che la colpa non è di chi l'ha voluta, ma di chi l'ha attuata e via così. Un ritornello che abbiamo già sentito.
Allora il professor Monti la deve smettere con questa mistificazione politica e linguistica di dare del conservatore a chi difende i diritti dei lavoratori. L'innovazione non è distruggere le conquiste, ma allargarle. Conservatore non è chi difende i diritti dei lavoratori, ma chi li vuole far arretrare.
Quello da superare non è lo Statuto dei lavoratori. Quello da superare è lei, professor Monti.

sabato 2 febbraio 2013

Laura Boldrini: S.O.S. per la Grecia


(di Laura Boldrini *)
  
"Negli ultimi cinque anni sono spesso andata in Grecia per lavoro. In questo paese, infatti, entrano migliaia di richiedenti asilo e migranti che poi si spostano altrove in Europa. Ogni volta notavo come il crescente livello di privazioni imposto al popolo greco e gli enormi sacrifici richiesti non producessero riscontri positivi sull’economia del paese. Anno dopo anno, la ricetta imposta dalla troika, basata su tagli degli stipendi, della spesa sociale, su tasse aggiuntive e licenziamenti, su un vero e proprio “spargimento di lacrime e sangue”, ha messo in ginocchio un paese, lo ha impoverito drasticamente, noncurante del costo sociale.

Oggi i greci sono senza risorse e soli. Non possono neanche permettersi di andare in ospedale perché costa cinque euro farsi ricoverare. Allora fanno la fila davanti agli ambulatori delle associazioni mediche nate per assistere i migranti. Da quando il governo ne ha autorizzato la vendita nei supermercati, molti si adattano persino a mangiare cibi scaduti che costano di meno, come evidenziato nel commento di Galli della Loggia oggi sul Corriere della Sera.

Ma questa situazione veramente drammatica – tanto più che colpisce la culla della nostra civiltà – non suscita tra i cittadini europei, né sdegno né solidarietà. Neanche in Italia. Siamo tutti anestetizzati e concentrati sui nostri problemi. Eppure le misure che Monti propone si basano sullo stesso approccio di austerity che grava sui ceti medi e bassi e non prevede misure mirate alla crescita. Dunque, dobbiamo svegliarci da questo torpore anche nel nostro interesse. Ora, prima che sia troppo tardi".

(*già Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Unhcr, candidata di Sel alla Camera in Sicilia e nelle Marche)