"Nel corso di
questi anni è cresciuta nel Paese la consapevolezza che la presenza della
criminalità organizzata e delle Mafie nell'organizzazione sociale, in quella
produttiva e finanziaria, e nelle istituzioni, rappresenta un vero e proprio
cappio al collo che strangola il Paese. L'illegalità economica condiziona in
maniera negativa le nostre prospettive di sviluppo sul piano economico, civile e
democratico.
La Banca
d'Italia, la Direzione Nazionale Antimafia e la Corte dei Conti, nei loro studi
più recenti, stimano in oltre 200 Miliardi di Euro l'anno gli affari delle
Mafie, con oltre 80 miliardi di utili al netto degli investimenti, e in 60
Miliardi annui il peso che la corruzione esercita sui costi della Pubblica
Amministrazione.
Questo
fenomeno, oltre a rappresentare una quantità di risorse che, se recuperate,
potrebbero garantire un utile e consistente processo di investimenti produttivi,
e quindi nuove opportunità di lavoro, incide pesantemente nella vita democratica
e spinge le imprese sane verso un processo di emarginazione a vantaggio di un
sistema illegale che mortifica le prospettive di crescita.
Dentro
questo contesto è cresciuto, nel corso degli anni, il fenomeno delle aziende
sequestrate e confiscate alle Mafie. Un fenomeno che riguarda 1.663 aziende e
80.000 lavoratori, coinvolti loro malgrado, da processi che determinano sostanzialmente due
situazioni:
-
prima del sequestro, una condizione di sfruttamento e
negazione dei diritti;
-
dopo il sequestro e la confisca, la perdita del posto di
lavoro senza che possano essere utilizzati i necessari ammortizzatori sociali.
Su questo ultimo punto cogliamo l'occasione per sottolineare che la recente
Legge Fornero sul Mercato del Lavoro ha abrogato la norma che
disciplinava l'accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori esposti a
problemi di ordine pubblico (ex art. 3 comma 5-bis della Legge del 23 Luglio
1991, n.223, abrogato dalla Legge 28 Giugno 2012, n.92).
Sottolineiamo,
inoltre, che dall'inizio della crisi, cioè dal 2008, questo fenomeno è cresciuto
del 65% e che riguarda tutte le regioni italiane.
Una
situazione devastante, perchè oltre ad impedire il riutilizzo legale di questi
beni e del relativo potenziale produttivo, come giustamente la Legge Rognoni-La
Torre aveva in maniera lungimirante individuato, veicola il messaggio pericoloso
secondo il quale “con la Mafia si lavora mentre quando arriva lo Stato questa
possibilità viene negata”.
Una
situazione sulla quale riteniamo si debba intervenire rapidamente.
Le ragioni
che hanno determinato questo fenomeno sono molteplici, ma innanzitutto risiedono
nella carenza della azione legislativa, che invece di far leva sulla
straordinaria esperienza condotta dalle associazioni antimafia, dalle
organizzazioni sindacali e da alcune associazioni di impresa, non rende disponibili, come sarebbe
necessario, strumenti adeguati di sostegno e di accompagnamento all'impresa con
l'obiettivo di ricostruire una prospettiva di legalità produttiva. Ad oggi non
sono disponibili neppure strumenti di base come il coordinamento fra gli organi
dello Stato e le parti sociali che tante volte hanno consentito, nei casi ad
esempio di difficoltà aziendali o di fallimenti, di trovare soluzioni
nell'interesse generale e dei lavoratori coinvolti.
Di fronte a
tutto ciò le scriventi Associazioni hanno ritenuto urgente e necessario lanciare
una campagna di raccolta di firme per sostenere una Legge di Iniziativa Popolare
che, facendo tesoro delle esperienze, colmasse i vuoti esistenti e restituisse
slancio ad una azione di riutilizzo di questi beni aziendali, con la quale
rafforzare la lotta alle Mafie e costruire nuove opportunità di lavoro e di
economia legale.
Con questa
lettera, in una fase importante per il Paese chiamato a rinnovare il Parlamento
e a dare vita ad un nuovo Governo, Vi chiediamo di esprimere condivisione di
questi propositi e di assumere nella prossima legislatura l'impegno a portare in
Parlamento la discussione sulla Legge di Iniziativa Popolare che alleghiamo a
questa nostra lettera".
In attesa di
un Vostro autorevole riscontro
Cordiali
Saluti
Firmano
la lettera:
Arci
Acli
Avviso
Pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le
mafie
Centro
Studi Pio La Torre
Cgil
Legacoop
Libera –
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
Sos
Impresa.
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