mercoledì 13 febbraio 2013

A Mira vergogna a 5 stelle


La vicenda di Roberta Agnoletto, l'assessore di Mira “licenziata” dalla giunta grillina perché in maternità, è a dir poco vergognosa e getta una luce sinistra sulla “novità” rappresentata dal Movimento 5 stelle.
Poco conta che Beppe Grillo abbia speso belle parole su donne e maternità proprio in Veneto. Questa è la prova di cosa succede quando i “nuovi” che mandano tutti a casa governano. Evidentemente vogliono mandare a casa anche i diritti, spingendoci indietro di due secoli, come ha detto la stessa Agnoletto. Che di solidarietà in giunta ha trovato solo quella di una collega donna.
Lo tengano ben presente soprattutto le donne quando il 24 e il 25 febbraio potrebbero rischiare di farsi accecare dal luccichìo delle 5 stelle.

Il lavoro produttivo e riproduttivo delle donne crea valore per tutti ed è una delle leve per far uscire dalla crisi l'Italia e l'Europa. Lo dice la Banca d'Italia, lo dicono le statistiche, lo diciamo da oltre un secolo di lotte e conquiste. Ci manca che torni il “profeta” del nuovo a farci tornare indietro

Questo è già il paese delle 800.000 donne che lasciano il lavoro con dimissioni in bianco che gridano vendetta, è già il paese del Parlamento all'80% maschile. Ora arrivano i 5 stelle a mostrarci, dove governano, che è anche il Paese dove la maternità può diventare un evento da nascondere per non essere licenziata.
Un nuovo che puzza tremendamente di vecchio, di vecchio maschile.

In Italia una donna su quattro lascia il lavoro alla nascita del primo figlio. Invece di colmare questo gap, vogliono aggiungerci quelle “espulse” dall'attività politica, quelle a cui ritirare le deleghe nelle giunte.

Il diritto al lavoro e la libertà delle donne è per Sel il cuore del cambiamento, del nuovo che vogliamo e che certo non ci riporta indietro di 200 anni.
Per ricostruire il paese abbiamo messo al centro le donne: il loro lavoro, la libertà di scelta, la valorizzazione del lavoro di cura. Vogliamo riformare il welfare, cambiare l'organizzazione del lavoro rigidamente maschile e rinnvoare le classi dirigenti con la democrazia paritaria.

Abbiamo delineato un'agenda delle donne per le donne, proponiamo alle elettrici e agli elettori un “Patto di genere” che contiene tutte le urgenze da risolvere nei primi mesi di governo Bersani, un patto su lavoro e welfare, cultura, contrasto alla violenza, partecipazione: un piano per nuovi asili lido a coprire il 30% della popolazione 0-3 anni, iil bilancio di genere, l ripristino della Legge 188, la piena applicazione della 194 e la revisione della legge 40 sulla fecondazione assistita, un codice di autoregolamentazione per donne e media, l’educazione al rispetto per le donne nelle scuole e nei luoghi di lavoro, il rifinanziamento dei centri antiviolenza, la democrazia paritaria (50-50) nella nuova legge elettorale.

Siamo nelle piazze del Veneto per prenderci insieme questo impegno. Per un Paese nuovo sì, ma anche migliore.

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