La
vicenda di Roberta Agnoletto, l'assessore di Mira “licenziata”
dalla giunta grillina perché in maternità, è a dir poco vergognosa
e getta una luce sinistra sulla “novità” rappresentata dal
Movimento 5 stelle.
Poco
conta che Beppe Grillo abbia speso belle parole su donne e maternità
proprio in Veneto. Questa è la prova di cosa succede quando i
“nuovi” che mandano tutti a casa governano. Evidentemente
vogliono mandare a casa anche i diritti, spingendoci indietro di due
secoli, come ha detto la stessa Agnoletto. Che di solidarietà in
giunta ha trovato solo quella di una collega donna.
Lo
tengano ben presente soprattutto le donne quando il 24 e il 25
febbraio potrebbero rischiare di farsi accecare dal luccichìo delle
5 stelle.
Il
lavoro produttivo e riproduttivo delle donne crea valore per tutti ed
è una delle leve per far uscire dalla crisi l'Italia e l'Europa. Lo
dice la Banca d'Italia, lo dicono le statistiche, lo diciamo da oltre
un secolo di lotte e conquiste. Ci manca che torni il “profeta”
del nuovo a farci tornare indietro
Questo
è già il paese delle 800.000 donne che lasciano il lavoro con
dimissioni in bianco che gridano vendetta, è già il paese del
Parlamento all'80% maschile. Ora arrivano i 5 stelle a mostrarci,
dove governano, che è anche il Paese dove la maternità può
diventare un evento da nascondere per non essere licenziata.
Un
nuovo che puzza tremendamente di vecchio, di vecchio maschile.
In
Italia una donna su quattro lascia il lavoro alla nascita del primo
figlio. Invece di colmare questo gap, vogliono aggiungerci quelle
“espulse” dall'attività politica, quelle a cui ritirare le
deleghe nelle giunte.
Il
diritto al lavoro e la libertà delle donne è per Sel il cuore del
cambiamento, del nuovo che vogliamo e che certo non ci riporta
indietro di 200 anni.
Per
ricostruire il paese abbiamo messo al centro le donne: il loro
lavoro, la libertà di scelta, la valorizzazione del lavoro di cura.
Vogliamo riformare il welfare, cambiare l'organizzazione del lavoro
rigidamente maschile e rinnvoare le classi dirigenti con la
democrazia paritaria.
Abbiamo
delineato un'agenda delle donne per le donne, proponiamo alle
elettrici e agli elettori un “Patto
di genere” che
contiene tutte le urgenze da risolvere nei primi mesi di governo
Bersani, un patto su lavoro e welfare, cultura, contrasto alla
violenza, partecipazione:
un piano per nuovi asili lido a coprire il 30% della popolazione 0-3
anni, iil bilancio di genere, l ripristino della Legge 188, la piena
applicazione della 194 e la revisione della legge 40 sulla
fecondazione assistita, un codice di autoregolamentazione per donne e
media, l’educazione al rispetto per le donne nelle scuole e nei
luoghi di lavoro,
il rifinanziamento
dei centri antiviolenza, la democrazia paritaria (50-50) nella nuova
legge elettorale.
Siamo
nelle piazze del Veneto per prenderci insieme questo impegno. Per un
Paese nuovo sì, ma anche migliore.
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