Sono un
gruppo consistente, anche se pieno di differenze, quello dei
rassegnati che ho incontrato in questo mese di campagna elettorale.
Sono quelli che ti dicono “sono belle parole, sarei anche d'accordo
ma...”. Il “ma” è vario e non sempre coerente. Va dall'accusa di aver belle parole e pochi fatti (ma Vendola, Zedda, Pisapia, Doria dimostrano il contrario...) alla sfiducia cosmica nella politica, passando dalle “colpe” di cui sarebbe
portatore il Pd e perciò il nostro candidato presidente del
consiglio Bersani, fino all'esame del sangue di chi sta più a sinistra (e poi un altro po').
Insomma, i rassegnati (pronti all'astensione mentre osservano il disastro comodamente seduti sul divano) raggruppano anche gli “andati”, alla
ricerca di una soluzione diversa e di rottura (da Grillo a Giannino)
nonostante le loro idee siano più vicine alle nostre che a quelle
delle liste che intendono votare (ma poi c'è sempre il “ma” di cui sopra).
Con
loro ci stanno anche i soddisfatti (sì, sì, la citazione è proprio
di Guccini) quelli del tanto peggio tanto meglio, del comunque
tornerà Monti e vi frega tutti, di chi vedendo la Grecia invece di
avere i brividi per le condizioni di quel popolo è soddisfatto
appunto di piazze piene di manifestazioni. Tra loro chi appunto la
vorrebbe ridotta così l'Italia.
Io
credo invece che una speranza di evitare quel baratro di sofferenze ancora ci sia, per il bene proprio dei soggetti più deboli ed esposti a questa crisi. E che
quella speranza sia nel tenersi lontani da Monti e dalle sue cure
neoliberiste. Una speranza che a oggi è rappresentata dal centrosinistra.
Credo
che quella speranza al Paese vada concessa. Credo la possano
concedere anche i rassegnati, rinviando la loro prima o ennesima
astensione e rompendo la loro incertezza. Penso la possano concedere
anche gli andati, che in fondo in fondo, dietro la voglia di far
saltare tutto tengono ancora salda la speranza che si possa
ricominciare e ai quali noi diciamo che non occorre aspettare
dopodomani. Sono convinta la possano concedere anche i soddisfatti, almeno votando per un argine al
peggio Senato.
E' a
loro che possiamo, dobbiamo chiedere di fare la differenza. Con un
voto. Non con un voto utile. Ma con un voto importante, il “loro” voto.
Cara Mariateresa credo che tu abbia colto nel segno di molti umori che girano (girano un po' troppo in questi tempi) e mi/ci auguro che il tuo accorato appello sortisca degli effetti. Voglio aggiungere alle categorie che hai citato un mio lontano amico d'università che adesso sostiene attivamente rivoluzione civile e proprio ieri ha postato questo discorso https://www.facebook.com/#!/spartaco.vitiello/posts/10200175941874119?comment_id=57305181¬if_t=comment_mention Non so se si vede anche la mia risposta ma temo che in quest'area di elettori a noi più vicina sevirebbe un'argomentazione diversa, più forte, non so quale...
RispondiEliminaE questo è il mio ultimo post di risposta all'amico/compagno Spartaco: "Caro Spartaco io preferivo (e preferisco) di gran lunga il sistema proporzionale ma credo che un partito/movimento che si presenta alle elezioni debba fare i conti realisticamente col sistema elettorale che c'è, per quanto schifoso. Altrimenti non si accetta supinamente la legge ma si lascia che siano gli altri a decidere quali scelte politiche fare concretamente, e io mi sono stancato di partire sempre per perdere. Certamente avremo mille problemi col governo di centrosinistra, ci incazzeremo con qualche ministro o con bersani, combatteremo nelle piazze qualche provvedimento, ma potremo anche incidere realmente "sullo stato di cose presente" (do you remember karl marx? "Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente")"
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