martedì 15 gennaio 2013

IL NOSTRO IMPEGNO PER PREVENIRE E CONTRASTRARE IL FENOMENO DEL FEMMINICIDIO, TRAGICO PRIMATO ITALIANO IN EUROPA


Perché il triste primato del “femminicidio” in Europa è italiano?
104 donne uccise nel 2012 per mano maschile (quasi sempre il partner o persona conosciuta), ma molte di più sono a rischio della loro vita tra le mura domestiche o subiscono ricatti sul luogo di lavoro; il fenomeno è aumentato del 300% negli ultimi 3 anni, solo il 6% delle vittime denuncia la violenza subita e su 10 femminicidi  7 sono preceduti da denunce alle forze dell’ordine o agli operatori sociali (dati Eurispes).
Non contemplare nel sistema giuridico le tante forme della violenza domestica né darne risalto sui media, fermandosi all’omicidio che ne è il drammatico epilogo, significa occultarle e condizionare negativamente la rappresentazione che nell’opinione pubblica si costruisce.

In Italia a parità di qualifica le donne sono inquadrate a livelli inferiori rispetto ai colleghi e quindi sottopagate, in Italia una donna su due subisce molestie sessuali nel corso della vita lavorativa. In Italia le donne non possono usufruire di una buona legge sulla procreazione assistita, non possono curarsi adeguatamente dentro i consultori pubblici, devono difendere la applicazione della 194 e  non possono scegliere liberamente di prendere la RU-486. In Italia la presenza femminile negli organismi dirigenziali è inferiore ad ogni altro Paese europeo. In Italia infine i dati Istat evidenziano una diminuzione generale degli omicidi negli ultimi anni, ma è aumentato il numero delle donne uccise.
Se la crisi è globale, nel nostro Paese ha raggiunto punti di diseguaglianza sociale maggiori che altrove e le donne ne fanno le spese in maniera esponenziale, via via che le politiche di massacro sociale si moltiplicano. Le donne pagano a caro prezzo dunque sia il costo della crisi che la scelta di essere se stesse, e non quello che il partner, il datore di lavoro o la società intera vorrebbero che fossero.

La Relatrice Onu Rashida Manjoo, in visita lo scorso gennaio nel nostro Paese, ha osservato che“persistono attitudini socio-culturali che condonano la violenza domestica” e che “il quadro politico e giuridico frammentario e la limitatezza delle risorse finanziarie per contrastare la violenza sulle donne ostacolano un’efficace ottemperanza dell’Italia ai suoi obblighi internazionali’.
L’Italia infatti non ha ancora firmato la Convenzione di Istanbul e non ha ancora una legge sul femminicidio; la condizione occupazionale delle donne, già discriminatoria, è ulteriormente peggiorata a causa dei tagli al welfare e con la cancellazione da parte dell’ultimo governo Berlusconi della Legge 188/2007 sulle dimissioni in bianco (di cui l’articolo 55 della 92/2012 Fornero costituisce un parziale ed insufficiente ripristino).

Per questo, qui a Padova e in altre amministrazioni in cui siamo presenti abbiamo depositato una mozione per il contrasto e la prevenzione alla violenza contro le donne, che impegni il sindaco e la giunta ad intraprendere azioni sia a livello nazionale che territoriale:
- a livello nazionale ad attivarsi presso Parlamento e Governo affinché
1. si firmi la Convenzione di Istanbul
2.si introduca il reato di femminicidio nel codice penale
3. si istituisca un Osservatorio nazionale sulla violenza di genere;
4. inoltre chiediamo ancora che venga ripristinata nella sua interezza la legge 188;

- sul territorio regionale a impegnare la Regione Veneto a dotarsi di una legge contro la violenza alle donne e il sostegno dei centri antiviolenza, di cui la grande maggioranza delle regioni è provvista

- sul territorio comunale a
1. dotarsi di uno strumento interistituzionale di Contrasto alla Violenza sulle Donne, che riunisca soggetti diversi in un lavoro di rete per inquadrare meglio le situazioni di violenza e migliorare la qualità della risposta alle donne;
2. continuare a sostenere con forza l’attività del Centro Veneto Progetti Donna nei confronti delle donne vittime di violenza e di mobbing;
3. moltiplicare nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei luoghi istituzionali e non, momenti di formazione, dibattito e prevenzione
4. contrastare le forme di comunicazione svilenti e/o violente e impegnarsi in favore della promozione della soggettività femminile, chiedendo anche un codice di autoregolamentazione dei media

IL NOSTRO PROGRAMMA NAZIONALE PER IL CENTRO SINISTRA
# Incentivi per l’occupazione femminile (ripristino completo della 188 sulle dimissioni in bianco, obbligo del congedo di paternità, ripristino della differenza dell’età pensionabile tra uomini e donne, etc.)
# Nuova legge sulla fecondazione assistita, potenziamento dei servizi sanitari territoriali e dei consultori, pieno rispetto della 194
# Legge sul femminicidio e istituzione di un osservatorio nazionale contro la violenza di genere
# Parità di genere in tutti gli organismi di rappresentanza (già adottate da Vendola nella Regione Puglia e nelle amministrazioni Sel)

Nessun commento:

Posta un commento